Continuiamo con il nostro viaggio in giro per il mondo alla scoperta delle certificazioni macchine richieste nei paesi extra-UE.

Dopo aver visto quali sono le direttive indispensabili per gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita, concentriamoci oggi sull’Australia e sulle regole stabilite dalla legge australiana per il commercio e la vendita di macchinari industriali.

Marchio RCM per Australia e Nuova Zelanda

I requisiti obbligatori da rispettare per poter importare macchinari in Australia e Nuova Zelanda si racchiudono nel simbolo del Regulatory Compliance Mark (RCM), l’equivalente del nostro marchio CE da apporre sulle macchine.

Proprio come il marchio CE, l’RCM si ottiene solo a seguito dell’ottenimento della dichiarazione di conformità, e a sua volta questa viene rilasciata se la macchina è stata costruita e verificata come macchinario sicuro e in linea con le norme vigenti. 

Per il marchio RCM, le norme da seguire racchiudono diverse aree di interesse, tutte da tenere in considerazione per l’importazione di un macchinario in area australiana: 

 

  • la compatibilità elettromagnetica; 
  • la sicurezza elettrica; 
  • le onde radio.

In Australia si aggiungono inoltre due aree, ossia l’esposizione umana alle radiazioni elettromagnetiche e il Telecom. Queste non vengono tenute in considerazione in Nuova Zelanda.

Sicurezza elettrica

Per determinare che un macchinario abbia un impianto elettrico sicuro al suo interno, i meccanismi di controllo del territorio australiano tengono conto di tre livelli di classificazione: low risk, medium risk, high risk.

A determinare il livello di appartenenza della macchina è la normativa AS/NZS 4417. Questi standard, una volta verificati, danno luogo al rilascio di un certificato di conformità (Electrical Product Safety Approval) in cui viene attestato il livello di rischio del macchinario.

Tale certificato è obbligatorio per i macchinari di livello 3, ossia ad altro rischio. I prodotti elettrici a bassa tensione fanno invece riferimento ad un altro regolamento, AS/NZS 3820: qui vengono elencati i requisiti essenziali di sicurezza per questa tipologia di macchine, nonché le verifiche e i test richiesti per la loro valutazione. 

Quali prodotti rientrano in questo standard? 

Per prodotti elettrici si intendono tutti i dispositivi elettrici ed elettronici che funzionano con tensioni comprese tra i 50 Vac e i 1000 Vac oppure tra i 120 V DC e i 1500 V DC.

Compatibilità elettromagnetica

La verifica della compatibilità elettromagnetica consiste nel testare l’interazione tra le apparecchiature elettriche con l’ambiente elettromagnetico circostante, nonché con altre apparecchiature.

Ciò si rivela fondamentale per le industrie che impiegano un ampio numero di macchinari all’opera nello stesso spazio o in spazi vicini o attigui, con il rischio di influenzare l’operabilità di ogni macchinario e di creare campi elettromagnetici con pericolo di corto circuito o incendio. 

Proprio per questo la compatibilità elettromagnetica resta uno dei requisiti fondamentali per l’ottenimento del marchio RCM.

Radio

Un’ulteriore distinzione riguarda le apparecchiature radio, con funzionamento attraverso onde sonore e radiofrequenza.

Anche per questi macchinari è previsto uno standard normativo, la cui verifica è essenziale affinché gli enti regolatori possano affidare il marchio RCM alla macchina da mettere in commercio.

UE-Australia: l’accordo ARR

Una nota importante da conoscere per l’esportazione di macchine da paesi dell’Unione Europea verso l’Australia è l’accordo sul reciproco riconoscimento tra la Comunità Europea e l’Australia, noto come ARR.

L’accordo sul reciproco riconoscimento è stato stipulato l’11 novembre 2005 per permettere la commercializzazione tra le due aree, rimuovendo alcune incombenze tecniche che fino ad allora avevano reso complicato questo scambio. 

Tra i settori contemplati rientrano anche i macchinari industriali, incluse torri e gru mobili.

Il contenuto di questo accordo è decisamente esemplificativo: si definisce, infatti, che le aziende in territorio europeo possono testare i loro prodotti nel proprio territorio di appartenenza e poi esportarli verso l’Australia, e viceversa.

Non è quindi necessario che la macchina si trovi in territorio australiano o in territorio europeo per certificare che i requisiti di sicurezza del paese di destinazione siano rispettati. I rapporti di prova e le autocertificazioni possono essere prodotti all’interno del proprio territorio.

Questo significa ridurre drasticamente i tempi di esportazione e commercializzazione della macchina, così che quando arriva nel paese di destinazione sia già pronta per essere immessa sul mercato.

L’accordo include inoltre delle linee guida per: 

  • definire le condizioni di accettazione reciproca dei risultati delle dichiarazioni di conformità;
  • stabilire l’iter procedurale da seguire per individuare gli organismi di valutazione; 
  • definire la legislazione e i regolamenti che ciascuna parte deve rispettare nella valutazione del rischio; 
  • controllare, attraverso le autorità competenti, lo svolgimento del lavoro di valutazione da parte degli organismi preposti.